Le Scuole per Formatori nel mondo


Editoriale
Tredimensioni 10(2013) 116-120



Come i nostri lettori sanno, Tredimensioni è emanazione dell’Istituto Superiore per Formatori* che – da capofila per ragioni di nascita - appartiene alla famiglia internazionale delle Scuole per Formatori dette anche «scuole estive» perché nella maggioranza di esse la docenza si svolge nel periodo estivo, dato che gli studenti - già impegnati a tempo pieno nella formazione - non possono essere liberi in altra parte dell’anno.

I direttori di queste scuole si sono incontrati per la prima volta dal 18 al 20 giugno 2012 a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana, sede obbligata dato che il corpo docente di queste scuole si è interamente formato alla «scuola madre» dell’Istituto di Psicologia della stessa. Don Carlo Bresciani ha rappresentato il nostro Istituto per Formatori.

È stata l’occasione non solo per una migliore conoscenza reciproca, ma soprattutto per una riflessione approfondita sul tipo di formatori che si cerca di preparare, sui programmi che meglio rispondono a tale scopo e alle necessità della Chiesa, ma anche per un confronto tra i diversi ambiti socio-ecclesiali in cui ci si trova ad operare.

  

Le scuole      

Attualmente (e a partire dagli anni 70-80) le Scuole per Formatori sono 14: 2 in Africa (Kenia, Sud-Africa), 5 in America Latina (Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Messico), 4 in Asia (India, Filippine, Corea del Sud; Myanmar – ultima nata), 3 in Europa (Italia, Polonia, Spagna). Stanno seguendo nella formazione circa mille studenti per lo più religiosi e religiose destinati dai loro superiori ad essere formatori nei rispettivi istituti ma anche laici cristianamente impegnati nella loro professione – a divrso titolo – con le persone. Si tratta, quindi, di una realtà molto importante anche per il numero di persone che vengono formate. 

Nelle tre giornate, in piccoli gruppi e in sessioni plenarie, i direttori si sono scambiati utili informazioni circa le rispettive scuole: anni di vita, tipologia di studenti, organizzazione, programmi e riconoscimenti civili e/o ecclesiastici dei titoli.

Ciò che è emerso è la straordinaria convergenza di intenti e di programmi, in linea con il modello offerto dall’«istituto madre» romano ma con la importante differenza di formare formatori e non psicologi. 

La sintonia delle scuole è su un duplice binario: l’insegnamento impostato sull’integrazione psico-spirituale e il lavoro di accompagnamento individuale degli alunni (i così detti Colloqui di Crescita Vocazionale). In tutte le scuole ogni studente è seguito per alcuni anni con incontri personali che permettono e stimolano una revisione della propria storia di vita e lo sostengono in una integrazione nella vita personale dei contenuti che i vari corsi vanno offrendo. Una certa differenza tra le diverse scuole è presente nella quantità dei colloqui di crescita richiesti e nelle effettive modalità con le quali vengono attuati, spesso determinate dalle grandi distanze esistenti tra il luogo dell’accompagnatore da una parte e lo studente dall’altra. Questi colloqui, tuttavia, risultano fondamentali per una formazione integrata del formatore e sono ritenuti irrinunciabili da tutte le scuole, anche se comportano, come ben si può capire, un impegno accademico notevole per l’accompagnatore. Insieme alla supervisione dell’attività formativa a cui gli allievi sono progressivamente introdotti, questi colloqui costituiscono lo specifico delle scuole, difficilmente reperibile in altre.

  

Formatori e non psicologi      

L’attenzione e la cura a integrare le dimensioni umana e spirituale alla luce dell’antropologia cristiana è ciò che caratterizza fortemente tutte le scuole gemelle. La matrice ideologica comune fa sì che ci sia una forte unità d’impostazione del curriculum e sostanziale uniformità rispetto ai contenuti teorici e al metodo formativo, sia pure con alcune diversità e alcuni adattamenti nazionali. Tanto è vero che, in alcuni casi, gli studenti possono passare da una scuola all’altra.

Non si tratta di scuole di psicologia che intendono formare psicologi della vita religiosa, ma di scuole di formatoriche nel loro servizio cercano di andare oltre l’osservazione e la valutazione del comportamento per arrivare alle motivazioni sottostanti, guardando quindi non solo al «che cosa», ma anche al «come» e al «perché». Le conoscenze della scienza psicologica vengono ritenute di imprescindibile utilità per capire la psicodinamica spirituale, presupposto fondamentale per un successivo accompagnamento personalizzato. Ma rivolgendosi a formatori, e ponendosi esplicitamente nella prospettiva di un’antropologia cristiana, esse non trascurano affatto il discorso sui valori cristiani da essa proposti. Lo scopo dichiarato, infatti, è quello di formare formatori alla vita cristiana (consacrata o no), secondo un approccio interdisciplinare che si è dimostrato valido in tutti i contesti culturali e da tutte le scuole considerato irrinunciabile per una qualificata formazione, riscontrando anche grande apprezzamento delle Istituzioni che di queste scuole si sono servite.

 

Lavori in corso

Il secondo giorno del convegno è stato dedicato alla informazione sulle «migliori pratiche da condividere» e sugli adattamenti delle scuole alle differenti condizioni locali. Ha positivamente meravigliato tutti la capacità di coniugare la comune visone di persona umana con l’adattamento creativo alle varie situazioni e culture: qualcosa cambia ma qualcosa è trans-culturale, anche nelle pratiche e tecniche formative. Condivisa anche l’opinione che questo discernimento culturale non è possibile solo in forza di conoscenze acquisite ma è praticabile da chi in se stesso ha saputo discernere i contenuti individuali e le dinamiche universali ed è in grado di tenere sotto controllo i processi di transfert e controtransfert nei suoi rapporti con i formandi. Si tratta dell’effetto culturale del lavoro su di sé.  

La grande unità e convergenza ideologica sopra notata, non ha precluso un’approfondita riflessione sulla necessità di continuare la ricerca e l’approfondimento scientifico. Si è discusso, nel terzo giorno, come integrare nella proposta attuale i nuovi significativi apporti sia delle scienze psicopedagogi che delle ricerche teologico-spirituali in vista di un accompagnamento che sia sempre più attento alla persona concreta. Si sono condivisi gli aggiornamenti già introdotti dalle singole scuole e - nel darci appuntamento fra tre anni - sono stati identificati alcuni campi di necessario e ulteriore approfondimento comune. Tra di essi, questi sono parsi tra i più importanti e stimolanti: 

·     Una migliore e più adeguata comprensione del ruolo dei bisogni psichici nello sviluppo della personalità (anche di quelli classificati neutri o dissonanti rispetto ai valori vocazionali) e un approfondimento nello studio dell’interazione tra bisogni e valori nello sviluppo della personalità.

·     Una migliore elaborazione della dimensione sociale e relazionale della personalità umana. Infatti la teologia recente, evidenziando meglio l’intrinseca dimensione filiale dalla cristologia, potrebbe aiutare a comprendere meglio la psicodinamica della persona, soprattutto il suo venire alla percezione dei valori che non può che darsi nel contesto del suo essere in relazione. Anche la filosofia recente ci dice che la nostra identità è relazionale e non può che avvenire nel contesto della intersoggettività. Ciò porterebbe ad un’antropologia meno centrata sull’individuo e più capace di tenere conto della complessità delle relazioni intersoggettive in cui la persona si sviluppa.

·     La necessità di raccordare sempre meglio antropologia e sviluppo della personalità, così da comprendere meglio i processi e la gradualità dello sviluppo umano, per poterlo poi accompagnare e sostenere con maggior efficacia. Si constata sempre più che, oggi, a 24-25 anni lo sviluppo della persona non è completato, ma è ancora segnato da tratti adolescenziali. 

·     L’esigenza di approfondire il rapporto fra psicopatologia clinica e libertà psichica. È stata constatazione comune che spesso nella formazione si ha a che fare con persone segnate da alcuni limiti insuperabili (magari frutto della loro storia pregressa) ma che non necessariamente rendono la persona non idonea alla consacrazione. Come è possibile trasformare questi limiti in punti forza così che si possa dire, in analogia a S. Paolo «quando sono debole è allora che sono forte?» (cfr. 2Cor 12,7-10)

  

Un unico spirito            

Al di là di tutte le sollecitazioni specifiche che sono emerse e che spingono a guardare avanti, è stato importante lo spirito con cui, nelle varie nazioni, si lavora: un grande desiderio di continuare la ricerca e l’approfondimento per un miglior servizio alla Chiesa e ai formatori stessi. In tutti si è riscontrata una grande passione educativa, con una forte sintonia tra i più anziani e i più giovani.     

Le Scuole sono un grande polmone formativo che bisogna cercare di valorizzare, soprattutto attraverso un maggior collegamento tra di esse, con maggiori scambi delle esperienze, delle ricerche e degli studi che ogni scuola va promuovendo. Il grande pregio della loro diffusione internazionale e del proficuo inserimento nelle varie realtà ecclesiali locali è certamente da valorizzare meglio, anche come stimolo alla riflessione sempre più interculturale. 

Si tratta di un polmone formativo ancora poco conosciuto sia nella Chiesa sia al di fuori di essa. Le diverse scuole dovrebbero farsi conoscere di più. Tredimensioni cerca di farlo, visto che ormai da molti anni… sembrano funzionare.


* A. M. Ravaglioli, La nostra rivista e l’Istituto Superiore per Formatori ad una svolta significativa, in Tredimensioni, 8 (2011) 4-12; C. Bresciani, Istituto Superiore per Formatori: nuovo ordinamento, in Tredimensioni, 8 (2011) 13-20.